Era il 1934 quando i Kovač piantarono la prima vigna.

La nostra azienda Agricola ed Agrituristica è situata nell’estremo nord-est dell’Italia. Siamo distanti 2 km dal confine con la Slovenia e posizionati nel cuore del Carso Goriziano.

Negli ultimi cent’anni il confine tra l’Italia e la Slovenia subì continue variazioni. La gente che abitava in queste zone si ritrovava ad appartenere a diversi stati che si susseguivano. I nonni paterni sono nati come sudditi di Francesco Giuseppe, hanno vissuto come sudditi di Vittorio Emanuele III e sono morti da cittadini d’Italia. 

I nonni materni invece, sono nati come sudditi di Francesco Giuseppe, hanno vissuto prima come sudditi di Vittorio Emanuele III, successivamente come cittadini jugoslavi e sono morti come cittadini della Slovenia. Tutto questo senza cambiare mai residenza e abitando in paesi a soli 10 km di distanza.

Il nostro paese Doberdò del Lago – Doberdob (in Sloveno) prende il nome di buon (dober) e quercia(dob). Quando costruivano la città di Venezia, gran parte del legname veniva procurato proprio da queste parti. Doberdò del Lago ed i paesi vicini al Monte San Michele, al Podgora ed al Sabotino sono diventati tristemente noti con la Grande guerra. Qui si sono consumate le battaglie di trincea più atroci, proprio per via della loro posizione strategica.

Kovač - fabbro in italiano - è il soprannome dato alla nostra famiglia che, oltre al lavoro nei campi, ferrava i buoi e le mucche.

La nostra famiglia, da sempre contadina, viveva e lavorava in queste terre. Il nome Kovač, che in Italiano si traduce in fabbro, prende il soprannome intorno al 1850, poichè oltre al lavoro nei campi, la famiglia ferrava i buoi e le mucche utilizzati per arare i campi. In quegli anni erano in uso solo pochi cognomi, tra cui Lakovič, Jarc, Gergolet, Ferfolja, Frandolič, e quindi per distinguere le famiglie venivano attribuiti dei soprannomi, censiti anche al catasto fondiario. 

La nostra famiglia è registrata come Kovač.La prima vigna la piantarono il bisnonno, la nonna ed il nonno nel 1934. Il vino prodotto veniva consumato a casa o veniva scambiato con altra merce. Nel 1946 durante il periodo difficile del dopoguerra, hanno aperto la così detta ‘osmizza’ o ‘privata’ per vendere il vino. L’osmizza deriva da ‘osmica’ in sloveno e si traduce come ‘otto’, che è il numero dei giorni in cui i contadini potevano vendere i prodotti agricoli, nei propi cortili o ricoveri.

Questa era una concessione decretata nel 1784 da Maria Teresa e Giuseppe d’Asburgo, durante il periodo del regno austro-ungarico. Durante l’apertura bisognava esporre (pena la confisca della merce) un mazzo d’alloro o ‘frasca’ (in dialetto). Ed ancora oggi si usa esporre questa frasca con una freccia per segnalare agli avventori la presenza di un’osmizza aperta nelle vicinanze. All’epoca vendevano solo il vino e la nonna comprava dei pistacchi che offriva ai clienti per coccolarli.

1980

Negli anni 80 invece i nostri genitori iniziarono ad allevare maiali e galline ed hanno ampliato la vendita anche con salumi, salsicce, cotechini e uova sode.

Con l’entrata in vigore della legge 25 sugli agriturismi, i nostri genitori assieme a noi quattro figli, hanno ristrutturato la stalla, il fienile ed il portico e la mamma ha intrapreso a cucinare anche i primi piatti, le grigliate, il gulasch, i contorni ed i dolci. Con l’agriturismo il regolamento è cambiato e le giornate di apertura sono aumentante.

Comunque si teneva aperto non più di due, tre mesi all’anno nei periodi primaverili ed autunnali. Noi due eravamo ancora giovani, così all’epoca aiutavano di più il fratello Robert e la sorella Nives.

1998

Nel 1998 invece, proprio noi due fratelli più giovani, Andrej ed Ivan, abbiamo preso in mano le redini dell’attività, costituendo l’impresa famigliare. Abbiamo ampliato la sala dell’agriturismo e aumentato la produzione dell’azienda agricola con l’estirpo e reimpianto delle vigne vecchie, privilegiando le varietà autoctone, e abbiamo realizzato due nuovi vigneti con le varietà Malvasia, Vitovska e Terrano.

Con i vigneti nuovi era scontata la costruzione della nuova cantina, così nel 2006 abbiamo realizzato questi spazi a meno dieci metri scavati nella roccia del Carso. Da sempre abbiamo lavorato con passione la terra, con rispetto e sostenibilità dell’ambiente e il benessere degli animali, così nel 2015 abbiamo convertito l’azienda agricola in produzione biologica certificata.

Nello stesso periodo abbiamo avviato una rete con altre aziende agricole, per ripristinare e mantenere i terreni abbandonati del Carso, con il pascolamento dei asini e bovini, che sono liberi al pascolo tutto l’anno su una superfice di quasi 1.000 ettari.